SCHEDA ESPLORATIVA Zola Predosa

 

 

ID dei campi

N° SCHEDA: 21

1

SUL VOSTRO TERRITORIO (che amministrate o dove abitate o lavorate) SIETE A CONOSCENZA DI UNA O PIU’ ESPERIENZE DI DIALOGO COSTRUTTIVO TRA AMMINISTRAZIONI E TESSUTI ECONOMICO/SOCIALI CHE RISPONDA AI CRITERI ESPLICITATI NEL DOCUMENTO RIPORTATO IN FONDO A QUESTO FILE? Rispondere apponendo una x nel campo vuoto a destra della risposta

1.a

SI

x

1.b

NO

 

2

NOME SINTETICO DEL PROGETTO, PERCORSO O AZIONE

Laboratorio di Progettazione partecipata

3

COLLOCAZIONE GEOGRAFICA DELL’ESPERIENZA

3.a

STATO

Italia

3.b

REGIONE

Emilia Romagna

3.c

PROVINCIA

Bologna

3.d

COMPRENSORIO o AREA VASTA

 

3.e

COMUNE o COMUNI interessati

Zola Predosa, Casalecchio di Reno, Sasso Marconi

3.f

EVENTUALE LIVELLO INFRACOMUNALE (Municipio/i, circoscrizione/i, rione/i interessati)

 

SIETE IN GRADO DI DESCRIVERE ALCUNI ELEMENTI STRUTTURANTI DELLA PRATICA CHE CI STATE SEGNALANDO?

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BREVE DESCRIZIONE DEL CONTESTO (dati, situazione politica, specificità socioeconomiche o istituzionali)

In generale, l’esperienza partecipativa a Zola è piuttosto antica perché è stato il primo Comune a attivare una Consulta giovanile, 12 anni fa, e si è iniziato da molto ad incentivare forme di partecipazione attiva dei cittadini. Nel ’98-’99, sull’onda della legge Turco, è nata l’esperienza del consiglio comunale dei ragazzi (10-13 anni) poi sono nate la consulta degli immigrati, la consulta dello sport, la consulta della cultura, il forum dei giovani, al fine di coinvolgere diversi attori nelle scelte di governo del territorio. Questa è una tradizione .

Zola Predosa è uno dei Comuni fondatori del Centro Camina, con il quale si realizza un progetto autonomo rispetto al Laboratorio di progettazione partecipata, ma ad esso strettamente correlato. Le tematiche sono affini, ma mentre il progetto con il Centro Camina riguarda il consiglio comunale dei ragazzi che è strutturato in una dimensione interclasse, il laboratorio di progettazione partecipata è tarato sulla dimensione di classe e quindi garantisce un progetto che dura nel tempo.

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OBIETTIVO GENERALE E OBIETTIVI SPECIFICI DELL’ESPERIENZA

Gli obiettivi sono cambiati strada facendo. All’inizio l’idea era quella di migliorare la qualità della vita coinvolgendo i cittadini, compresi i bambini, sulla progettazione di porzioni significative di territorio aperte a tutti. L’obiettivo era la trasformazione fisica dei luoghi. Successivamente si è valutato che era molto importante il “come” gli obiettivi venivano perseguiti: dunque diveniva fondamentale stabilire obiettivi di processo, relazioni efficaci e permanenti tra diversi attori sociali. Questo è emerso come elemento determinante ed è l’aspetto che garantisce la continuità degli interventi.

Alcuni obiettivi iniziali sono stati ridimensionati: migliorare la qualità della vita e l’autonomia dei bambini e delle bambine, sviluppare e promuovere una maggiore partecipazione consapevole dei giovani cittadini, aumentare il livello di sensibilizzazione della comunità locale attraverso il riconoscimento dei diritti, diffondere una cultura della partecipazione e di integrazione delle politiche in alcune agenzie pubbliche, incrementare azioni di riqualificazione dell’ambiente urbano, sviluppare l’identità locale di bambini e bambine, ampliare la conoscenza del proprio territorio, facilitare lo scambio tra generazioni e il recupero della memoria, creare occasioni concrete per fare un’esperienza civica, integrare aree didattiche differenti, sviluppare le capacità progettuali dei bambini.

L’aspetto della conoscenza del territorio e dello scambio tra generazioni è stato un elemento importante, su cui l’amministrazione ha avuto un ritorno notevole da parte di insegnati e genitori, I bambini generalmente non conoscono il territorio perché non hanno mai l’opportunità di viverlo. Conoscono solo i “contenitori” perché si spostano sempre in automobile con i genitori. Le esperienze di esplorazione che sono state fatte nell’ambito del progetto hanno creato uno stato di meraviglia, entusiasmo ed esaltazione, di fronte al fatto che i bambini si sono riappropriati del proprio territorio. Gli anziani hanno raccontato a scuola la storia dei luoghi e il significato che questi hanno per la comunità.

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ATTORI COINVOLTI (ISTITUZIONALI E NON), MODALITA E CRITERI PER IL COINVOLGIMENTO

Il progetto è stato promosso dall’amministrazione comunale e ha visto la partecipazione di diversi attori: scuola associazioni, Comune, servizi comunali, università.

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GRADI DI PARTECIPAZIONE (possibili risposte multiple)

£informazione       £coinvolgimento in singole attività    £consultazione    £negoziazione       £co-progettazione                               £cogestione £autogestione delegata alle organizzazioni di abitanti  £ controllo/monitoraggio/valutazione da parte degli stessi abitanti       £ spinta progettuale dal basso alla costruzione di scenari e progetti

 

I bambini hanno partecipato insieme agli adulti, ma non si può parlare di vera e propria autogestione. Si tratta, comunque, di partecipazione vera e propria.

I soggetti che hanno partecipato hanno chiesto esplicitamente all’amministrazione di chiarire quali processi potevano avere uno sbocco effettivo.

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PARTECIPAZIONE: IN QUALI FASI?(possibili risposte multiple)

£definizione dei bisogni      £decisione       £elaborazione tecnica dei progetti

     £implementazione delle azioni pianificate    £ progettazione di azioni e proposte che stimolino l’amministrazione all’innovazione  £gestione o manutenzione dei prodotti   £controllo delle realizzazioni                      

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BREVE DESCRIZIONE DELLO SVILUPPO DEL PERCORSO

Nel 2000 si è iniziato con una sperimentazione tradizionale, attivando una collaborazione con un architetto facilitatore che conduceva laboratori nelle scuole lavorando direttamente con i bambini (4/5 classi). L’esperienza è stata così esaltante, sia per il Comune che per la scuole, che si è deciso, nell’ambito della legge 285 di riproporre il progetto in ambito sovracomunale: Zola Predosa, Casalecchio, Sasso Marconi. Dunque, il contesto cambia perché i diversi Comuni si mettono insieme per l’attivazione di un laboratorio di progettazione partecipata. A questo punto viene chiesta la collaborazione dell’Università di Firenze: una laureanda ha contattato il Comune di Zola Predosa per la sua tesi di laurea stabilendo una prima connessione che poi si è tradotta in una Convenzione (1 anno).  Il rapporto è comunque proseguito attraverso contatti con i singoli ricercatori che avevano collaborato.

La collaborazione ha ampliato le prospettive iniziali in quanto il Prof. Mauro Giusti ha proposto un progetto di ricerca con modalità differenti da quelle conosciute. Viene proposto, innanzitutto, di creare un gruppo composto da docenti, operatori comunali e associazioni con i quali realizzare un processo formativo. L’idea nuova consiste nel fatto di dare nuovi strumenti e competenze specifiche a tutti gli attori, affinché questi possano portare avanti il progetto anche in modo autonomo. Questo aspetto doveva ovviare al problema della continuità di queste esperienze, che spesso si interrompono in quanto non ci sono più fondi a disposizione o perché il facilitatore di riferimento non è più presente, con il rischio che nulla si radichi sul territorio. Il percorso formativo ha permesso di creare un gruppo, che sviluppi obiettivi comuni e un linguaggio comune, pur mantenendo le proprie specificità legate alle diverse figure ed esperienze coinvolte.

Il gruppo ha avuto la supervisione dei ricercatori di Firenze ed è diventato un luogo fisico di incontro tra persone che lavorano ad un progetto comune. Sono nati diversi laboratori, che hanno coinvolto 14/15 classi. Il lavoro è stato realizzato nelle singole classi, per dare vita a esperienze tarate il più possibile sulle esigenze del gruppo-classe, ma in modo coordinato. Inoltre, gli studenti si confrontavano continuamente, strada facendo, con l’amministrazione comunale affinché le proposte formulate fossero credibili e concrete: ad esempio, una volta completato il polo scolastico di Riale, esisteva la possibilità di lavorare sulla progettazione delle aree esterne, oppure il lavoro sul giardino campagna, sulla mobilità autonoma dei bambini, sui percorsi urbani sicuri. Dunque, progetti non necessariamente originali, ma che potessero essere effettivamente percorribili. L’idea iniziale di dare un sostegno indiretto agli insegnanti non è stata del tutto raggiunta. Tuttavia la continuità dei laboratori è un risultato evidente.

Le informazioni sul progetto vengono diffuse attraverso un giornalino fatto dai ragazzi stessi, alcuni dei quali raccolgono il materiale prodotto dalle diverse scuole. Si tratta di uno strumento molto efficace, perché viene inviato (2/3 volte all’anno) a tutte le famiglie, in allegato al giornale del Comune. Raggiungere le famiglie è fondamentale perché se, ad esempio, si lavora sulla mobilità autonoma dei bambini è fondamentale avere la partecipazione ed il consenso dei genitori. Inoltre, le famiglie sono direttamente coinvolti su alcuni progetti (a Riale esperienza di autocostruzione del giardino).

 

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RISORSE FINANZIARIE UTILIZZATE E PROFESSIONALITA’ VALORIZZATE NEL PERCORSO

Il progetto aveva ricevuto un finanziamento considerevole (2002-2003), se si tiene conto che l’articolo 7 della legge 285, a cui il laboratorio di progettazione partecipata fa riferimento, è quello a cui sono riservate le risorse più ridotte. Inoltre, il progetto ha usufruito (fondi destinati interamente a questo progetto) dei fondi della legge 40, legge regionale per il progetto sulla città dei bambini e delle bambine. Il Ministero ha comunicato che non assegnerà più fondi ai progetti per le città sostenibili, senza tenero conto che nel 2002 era uscito un bando di fronte al quale i Comuni hanno presentato progetti. Nonostante esistesse un impegno preciso ed ufficiale, nemmeno la graduatoria è stata comunicata.

La maggior parte dei fondi proviene comunque dai Comuni coinvolti, a partire dal 2000. Zola Predosa (Comune capofila) ha inizialmente sostenuto le spese del facilitatore.

Complessivamente il progetto ha ricevuto da Ministero e Regione 3 tranche di finanziamento:  20446,91 euro , 27375,81 euro e 30147,53 euro. A livello comunale si è investito altrettanto, se si escludono le risorse destinate all’attuazione dei progetti.

Si è creata una discreta intersettorialità sul progetto, che vede la collaborazione di diversi operatori comunali di Zola Predosa (direttori di area, responsabile ludoteca, responsabile biblioteca, settore lavori pubblici, settore ambiente, settore urbanistica, segreteria sindaco, polizia municipale, servizio famiglia minori e comunità, servizio gestione utenti, ufficio relazioni cittadino-amministrazione).

 

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DIFFICOLTA’ INCONTRATE E PROSPETTIVE DI TRASFORMAZIONE POSSIBILI

Le classi erano prevalentemente della scuola elementare. Con le medie esiste, infatti, la difficoltà a far capire le connessioni del progetto con la didattica, dovuta anche alla strutturazione stessa di questo ordine di scuola, che vede una frammentazione delle discipline, dei docenti e delle ore. In realtà è un’attività trasversale, ma è difficilmente collocabile e rischia di essere percepita come un progetto aggiuntivo. Da quando è stato avviato il Consiglio comunale dei ragazzi esiste una commissione di supporto costituita da operatori  comunali, insegnanti delle scuole elementari e medie, rappresentanti dei genitori. Questa commissione ha sempre seguito tutti i progetti partecipati avviati sul territorio. Con gli insegnanti presenti in commissione è stato attivato un interessante rapporto di collaborazione, mentre con altri è più difficile instaurare un rapporto di collaborazione, in quanto richiede un vero e proprio stravolgimento di ottica e comporta una messa in discussione, da parte degli insegnanti, del proprio ruolo. Questa difficoltà aumenta negli ordini di scuola più elevati, in cui la didattica è meno basata sulla relazione e più strutturata a partire dai ruoli. L’adulto deve avere un ruolo meno ingombrante.

I ragazzi delle medie sono, però, stati coinvolti attraverso un laboratorio extrascolastico, presso il centro giovani, sul tema delle piste ciclabili, che interessava ai ragazzi.

Alle elementari è stata fatta una verifica di recente, dalla quale emerge l’entusiasmo degli insegnanti che hanno colto in pieno le connessioni tra il laboratorio e la didattica.

La partecipazione delle associazioni a Zola Predosa è stato inferiore a quello registrato negli altri 2 Comuni, in quanto fin dall’inizio le scuole hanno chiesto esplicitamente di non coinvolgere questi soggetti

Anche da parte dell’amministrazione comunale e delle istituzioni locali non c’è stata apertura nei confronti delle associazioni, per perplessità legate ai criteri di selezione delle associazioni e del rapporto di queste con la scuola. L’amministrazione ha scelto di non forzare la mano inizialmente, per cui la collaborazione si è attivata solo in un secondo momento, in particolare in occasione di iniziative particolari che vedevano coinvolti in primo luogo i genitori: Pro Loco, Accademia di pittura, ecc. L’amministrazione ritiene che non sia opportuno forzare l’evoluzione del processo. Preferibile lasciare maturare queste forme di collaborazione in modo graduale. Negli altri 2 Comuni il coinvolgimento delle associazioni c’è stato fin dall’inizio (in alcuni casi già attraverso la partecipazione al primo momento formativo). Anche in questo caso, comunque, il coinvolgimento è cresciuto nel tempo.

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OPPORTUNITA’ ED ESITI DELL’ESPERIENZA NEL SUO SVILUPPO TEMPORALE

L’amministrazione ha intenzione di proseguire l’esperienza, ma la cosa più importante è stata quella di fondare le radici nel territorio.

Nelle modalità previste dalla legge 285 sono previste funzioni di monitoraggio. Questo aspetto è stato, però, svolto principalmente dai referenti dei tre Comuni e non ha purtroppo coinvolto altri soggetti. In prospettiva sarebbe necessario sviluppare opportunità di collaborazione più ampie su questa fase del processo, anche per avere maggiori spunti per correggere  obiettivi e procedure del progetto rispetto all’impostazione iniziale che questo aveva. Il Comune di Zola è riuscito, comunque, a far intervenire altri soggetti, grazie all’esistenza di un gruppo che opera in forma stabile. Tale monitoraggio non ha previsto forme e modalità strutturate.

Grazie alla collaborazione con l’Università di Firenze, fin dall’inizio c’è stata una grande attenzione a non mirare ad obiettivi troppo alti e per questo difficilmente raggiungibili. Ad esempio, a Sasso Marconi inizialmente si pensava di intervenire sul piano regolatore, ma poi si è compreso che era necessario fare i conti con le risorse ed il tempo disponibili. E’ necessario strutturare percorsi credibili e sostenibili, anche per non creare aspettative alte che non possono essere corrisposte.

Sull’esperienza realizzata sono stati predisposti un libro e un cd-rom, per mantenere una memoria del percorso fatto e per un confronto tra varie realtà. E’ importante che sia fruibile anche per i bambini.

Tra gli obiettivi vi è l’idea di rendere più forte la connessione tra il progetto del consiglio comunale dei ragazzi e il laboratorio di progettazione partecipata.

Queste esperienze hanno portato ad un esito non previsto inizialmente: necessità di creare, all’interno del Comune, una struttura più stabile. Il gruppo intersettoriale, creatosi inizialmente, è diventato, nel 2003, il servizio comunale “Città sostenibili”. E’ un segno preciso da parte dell’amministrazione comunale di dare continuità a questi interventi, affinché non siano legati alla buona volontà dell’amministratore o del servizio di turno. Questo esito deriva in gran parte dal fatto che il referente istituzionale delle esperienze è il sindaco, per cui la sua scelta è un segnale importante dal punto di vista politico ed amministrativo ed impegna l’intera istituzione.

 

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TEMPORALITA DEL PROGETTO

£ tuttora in corso       £terminato       £agli inizi

£terminato ma avrà una continuità      £speriamo abbia una continuità        

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SOLO PER ESPERIENZE NATE SU IMPULSO ISTITUZIONALE:

 

RAPPORTO CON IL BUDGET ED I PIANI DELL’AMMINISTRAZIONE E CON LA MODERNIZZAZIONE DELL’APPARATO AMMINISTRATIVO

(Il processo partecipativo era previsto o si inserito a percorso progettuale iniziato? E in questo caso perché? C’è stata una particolare linea di finanziamento esistente alla base del processo partecipativo lanciato? O progetto, finanziamento e partecipazione hanno preso forma insieme? Il processo ha innescato qualche processo di trasformazione delle strutture istituzionali coinvolte?)

La legge 285 è finita e i Comuni hanno ricevuto l’ultima tranche di finanziamento. A partire dal prossimo bilancio l’esperienza sarà totalmente a carico delle amministrazioni comunali. Nel corso del tempo, le amministrazioni comunali hanno destinato risorse sempre più consistenti  per far fronte alle nuove richieste ed esigenze che emergevano.

 

15

ESISTENZA DI UN SITO INTERNET 

Sito del Comune di Zola Predosa (contiene solo alcune informazioni).

 

16

SIETE DISPONIBILI A DARCI UN APPUNTMENTO PER UN COLLOQUIO?

16.a

SI

x

16.b

NO

 

17

CONTATTI:

DEL COMPILATORE DI QUESTA SCHEDA

17.a

NOME, COGNOME

Elena Frascaroli, sulla base di informazioni raccolte nel corso di un’intervista con Simonetta Menichetti, responsabile del Laboratorio di Progettazione Partecipata del Comune di Zola Predosa.

17.b

RUOLO O APPARTENENZA

(non obbligatorio)

Ricercatrice Università di Firenze e Università di Bologna

17.c

RECAPITI TELEFONICI

055 5031159

17.d

RECAPITO E-MAIL

partecip_azione@tiscali.it

DI UN RESPONSABILE DEL PROCESSO SEGNALATO:

17.e

NOME, COGNOME

Simonetta Menichetti

17.f

RUOLO O APPARTENENZA

Responsabile del Laboratorio di Progettazione Partecipata del Comune di Zola Predosa.

17.g

RECAPITI TELEFONICI

 

17.h

RECAPITO E-MAIL

 

 

ELENCO MATERIALI DI SUPPORTO

A) Zola Predosa1 – Il piccolo grande gioiello di Zola Predosa

Fonte: http://www.professionecittadino.it/2004-2005/CCRZola.htm